martedì 20 gennaio 2015

In arrivo iCub, la tecnologia al servizio del sociale e delle persone sole o disabili

ROMA - Trent’anni fa sarebbe stato impensabile, ma oggi l’applicazione della robotica nel quotidiano è diventata una realtà consolidata. Il principale scopo per cui sono nati i robot è quello di aiutare le persone anziane nello svolgere compiti e mansioni facilitando loro la vita di tutti i giorni. Per gli esperti le potenzialità sono tantissime, e un futuro dove le persone saranno affiancate da robot non sarà fantascienza (e non passeranno nemmeno tanti anni). Già nel 2015 si prevede il via del secondo programma di sperimentazioni, nel corso del quale altre persone anziane volontarie proveranno i nuovi sistemi robotici, questa volta in ambienti reali.
I “robot badanti” – questo il nome, un progetto presentato nel febbraio 2014 coordinato dall'istituto di biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa chiamato 'Robot Era'; tre sistemi robotici avanzati, in grado di cooperare e interagire con una persona umana. Un altro obiettivo allo studio è 'iCub', un sistema che consentira di connettere alla robotica la tecnologia alla base degli smartphone", ha detto Giorgio Metta, direttore della iCub Facility dell'Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova.
Serviranno ancora un paio di anni per mettere in rete tutti i robot del mondo, cosa che permetterà agli stessi lo scambio di dati e programmi. ICub un robot umanoide messo a punto nel 2009 dall'Iit, pronto a crescere e cambiare aspetto: avrà lo stesso volto della versione vecchia, ma sarà più robusto e più alto, sarà alimentato a batteria e perciò potrà muoversi liberamente nei laboratori, ma soprattutto non sarà più solo", ha spiegato Metta: potrà collegarsi con il cloud attraverso la rete wireless, e avrà funzioni simili a quelle di uno smartphone per assistere chi ne ha bisogno 24 ore su 24.

La ricerca unita all’innovazione e alla tecnologia al servizio del sociale e delle persone sole o disabili.
Il prezzo dovrebbe essere di circa 10.000 euro, ma l'obiettivo è realizzare qualcosa di ancora più conveniente e accessibile. E' questa la sfida della società italiana iCub Facility dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova. Giorgio Metta, Direttore dell’azienda è stato intervistato dall’Ansa, ed ha dichiarato :” Abbiamo appena iniziato il progetto che tende a sviluppare tecnologie a basso costo, in teoria traducibile per fare dei robot prodotti da fabbricare in serie e in grado di entrare nelle nostre case. Oggi un robot costa circa 250.000 euro ed è naturalmente fuori da ogni mercato. Robot di questo tipo – rileva Metta – possono essere utilizzati solo nei laboratori. Vorremmo arrivare ad un prodotto che non costi più di un’utilitaria, ossia sotto i 10.000 euro e se possibile anche meno». Per questo si stanno studiando nuovi materiali plastici da sostituire al metallo e si progettano componenti che sarà possibile produrre su larga scala” CLICCA QUI' per APPROFONDIRE

Saranno robot da compagnia pensati inizialmente soprattutto per le persone anziane, che nelle società avanzate sono destinate a diventare sempre più numerose, mentre sempre meno saranno giovani e adulti in grado di assisterle. ”I robot ai quali stiamo lavorando saranno in grado di compiere semplici compiti, come prendere oggetti, raccoglierli da terra, portarli”, sottolinea Metta che conclude: ”Saranno anche uno strumento di comunicazione, con funzioni molto simili a quelle di uno smartphone”.
iCub è un robot androide costruito dall'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova. Alto 104 cm e pesante 22 kg, la sua estetica e funzionalità ricordano quelle di un bambino di circa quattro anni. Il robot umanoide dell'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova, iCub, sta imparando a stare in piedi e a mantenere l'equilibrio anche nell'interazione fisica con le persone. Grazie alla pelle artificiale che gli permette di avere 4000 punti sensibili su tutto il corpo, iCub è in grado di misurare in ogni istante i contatti e le forze che riceve dall'esterno, rispondendo con movimenti adeguati a mantenere l'equilibrio. Queste nuove capacità saranno utili quando, nel prossimo futuro, iCub coabiterà con l'uomo negli ambienti domestici e dovrà muoversi in maniera sicura per sé e per gli altri. Infatti, non cadrà se sarà urtato e potrà interagire con gli uomini anche solo attraverso il corpo e il tatto.Quest'ultimo risultato è stato raggiunto grazie agli sforzi dei ricercatori di IIT e, in particolare, al Progetto Europeo Codyco, coordinato da Francesco Nori, del dipartimento di Robotics, Brain and Cognitive Sciences di IIT.

Google lancia la sfida a Apple sui pagamenti via smartphone



Google sfida Apple a un nuovo duello per il primato su Internet: in palio, questa volta, sono i pagamenti mobili. Il colosso di Internet ha offerto 50 milioni di dollari per Softcard, società di «mobile payments» che dovrebbe fare concorrenza al nuovo Apple Pay, il servizio che ha debuttato a novembre e con il quale la regina degli iPhone propone di rivoluzionare e conquistare una nuova «frontiera digitale» in forte sviluppo.

Il colpo di Google, se andranno a buon fine i negoziati esclusivi intavolati tra la parti e riportati da TechCrunch, non può essere misurato in dollari. Conta assai più il progetto, che a questo punto avrebbe alle spalle la forza finanziaria e tecnologica del leader dei motori di ricerca. E le alleanze che promette di creare: Softcard, infatti, è forse un nome poco conosciuto ma è controllato dai grandi delle telecomunicazioni americane. Vale a dire Verizon, AT&T e T-Mobile. Google, insomma, potrebbe contare su influenti compagni di strada nel nuovo duello con Apple.

A convincere l'azienda di Larry Page e Sergei Brin a farsi avanti, oltretutto, non è solo la rivalità. Softcard potrebbe offrire nuove opportunità di crescita alle sue attività pubblicitarie, che già dominano complessivamente la raccolta online. Una vecchia idea di Google era proprio quella di utilizzare informazioni su acquisti e transazioni per orchestrare e garantire inserzioni sempre più mirate nei confronti dei consumatori.
Se le motivazioni di Google sono chiare, anche Softcard e i suoi sostenitori sono interessati a portare a termine senza indugi una fusione. La società, ribattezzata dopo che in passato era conosciuta con il nome poco felice di ISIS, rischia altrimenti di chiudere i battenti: soltanto la scorsa settimana ha licenziato oltre 60 dipendenti e congelato il lavoro di tutti i superstiti in attesa di trovare rapidamente un acquirente.

L'offerta di Google potrebbe incontrare rivali. PayPal, altro leader nei pagamenti online, ha preso a sua volta di mira Softcard: verrà scorporato quest'anno da eBay, la casa d'aste via Internet di cui oggi è parte, per cercare miglior fortuna e valorizzazione nei panni di gruppo indipendente. Una simile prospettiva può essere aiutata da un'acquisizione che posizioni meglio PayPal di fronte all'avanzata di Apple.
Google, però, parte in vantaggio. Le telecom americane avrebbero mostrato una preferenza per la proposta dell'azienda, artefice del sistema operativo Android che già gestisce molti dei loro smartphone. Questo nonostante originalmente Softcard avesse debuttato per fare concorrenza a Google Wallet, il servizio di pagamenti mobili finora promosso ma senza troppa fortuna dal leader di Internet.

Arriva il 'filmometro', prevede il successo pellicole dal web



Quante volte nel vedere un film non ci siamo trovati d'accordo con la recensione di un critico, o pensavamo che l'Oscar andasse assegnato ad un altro? Ciò accade perchè giudicare la qualità di un lavoro artistico non è semplice. Anche nel caso di premi, dal Nobel all'Oscar fino al Pulitzer, la decisione è presa da un numero ristretto di persone, sulla base di un'opinione. Adesso invece per valutare il valore di un film arriva uno strumento matematico che, tramite algoritmo, misura il successo e il significato di un film, attraverso la rete di citazioni avute su Internet.

Descritto sulla rivista dell'Accademia di scienze americane (Pnas), il 'filmometro' è stato messo a punto dal gruppo di ricerca della Northwestern University di Evanston coordinato da Luis Amaral ed è stato collaudato su oltre 15.000 film che fanno parte dell'Internet Movie Database.

I ricercatori sono riusciti a sviluppare questo sistema di misurazione dopo aver messo a confronto i film che risultano più citati su Internet con la lista di film scelti per essere inseriti nel registro dei film della Biblioteca nazionale degli Stati Uniti, ossia nel registro nel quale trovano posto le pellicole di riconosciuto valore storico o culturale. Altri parametri utilizzati sono stati le recensioni di esperti e il giudizio del pubblico.

Si è così visto che il numero di volte in cui un film è citato, in particolare nei 25 anni e oltre che seguono la sua uscita, è un forte indicatore del fatto che sarà inserito o meno nel registro nazionale. E il sistema funziona bene, se non meglio, delle valutazioni e giudizi di critici e pubblico. Un sistema simile a quello usato nel mondo delle ricerca scientifica, dove più uno studio è citato, e più ha un maggiore impatto.

Sembra dunque che ancora una volta, Internet e social media siano un 'termometro' efficace nel misurare le cose più disparate, dalla nostra personalità all'umore del pianeta, dalla salute al successo di una campagna pubblicitaria. Ma bisogna stare attenti. Secondo Edoardo Novelli, docente di Sociologia dei media all'università Roma Tre, ''l'uso, ad esempio, di Twitter per la cosiddetta 'analisi dei sentimenti', analizzando le associazioni positive o negative ad un argomento, o vedendo i più citati o letti ad esempio su Google o Amazon può portare ad un fenomeno di autocitazione, per cui i primi o più visti sono quelli che escono primi nelle ricerche. I primi in classifica finiscono per rimanere i primi sempre, riducendo una fruizione libera e aperta e la ricerca della diversità. Sono dati validi dal punto di vista quantitativo ma bisogna stare attenti a come li si usa''.